«Con l’interrogazione presentata chiediamo un’azione della Commissione UE che scongiuri l’applicazione della Direttiva Bolkestein ai servizi socio-sanitari in Italia. Il diritto europeo, infatti, non impone di mettere a gara la sanità gestita dai privati, come invece accade per altri settori. Non sempre, del resto, il diritto alla salute si accorda alle ragioni della concorrenza e del profitto. Purtroppo, in Italia non è così dopo la legge 118/22 che, imponendo di mettere a bando servizi e strutture private, rappresenta un ostacolo alla stabilità e alla prospettiva che devono presupporre gli investimenti non di mano pubblica nella sanità». Così l’eurodeputato FI Marco Falcone, vicecapo della delegazione italiana nel Gruppo PPE, rendendo nota l’interrogazione presentata alla Commissione UE sull’attuazione della Direttiva Bolkenstein nei servizi socio-sanitari. Nell’interrogazione, cofirmata dagli eurodeputati Fulvio Martusciello, Salvatore De Meo, Letizia Moratti, Massimiliano Salini, Giusy Princi e Flavio Tosi, si chiede alla Commissione «quali misure si intendono attuare per “tutelare l’equilibrio del settore e garantire la regolare applicazione della Direttiva nella sua finalità originale, espungendo dalla stessa qualunque riferimento al settore sanitario e socio-sanitario”».
«Di fatto – sottolinea l’azzurro Falcone – la norma italiana infrange il principio europeo di imposizione di meccanismi concorrenziali nei servizi di interesse generale, come nel caso della sanità. Sottoporre il servizio sanitario privato a gare pubbliche rischia di determinare uno scarso interesse degli imprenditori verso adeguati investimenti nel campo della salute pubblica, favorendo di contro la mera sfera del profitto. Ciò non andrebbe nell’interesse dei cittadini e dell’equilibrio della stessa sanità italiana, imperniata sulla virtuosa integrazione fra la garanzia del pubblico e la responsabilità dei privati del settore», conclude Falcone.