«Il futuro Quadro Finanziario Pluriennale dovrà quindi rispondere alle principali sfide con una visione d’Europa utile a cittadini»

Falcone e Mureșan a “La Sicilia”: «Il Bilancio UE? Non sia solo un bancomat»

Marco Falcone, vice capo delegazione italiana Gruppo PPE e membro Commissione ECON, cofirma l’editoriale su La Sicilia del 4 luglio 2025 con il collega Sigfried Muresan, vicepresidente Gruppo PPE e coordinatore del Gruppo di lavoro Budget e Politiche strutturali

Mentre la Commissione europea prepara la proposta di bilancio a lungo termine dell’UE, il cosiddetto Quadro Finanziario Pluriennale (QFP), già circolano voci e ipotesi sulla sua articolazione. Il Gruppo PPE, la grande famiglia dei popolari e dei liberali europei, parte da una certezza: questo bilancio giunge in un momento storico cruciale. Dovrà quindi rispondere alle principali sfide con una visione d’Europa utile a cittadini, regioni e imprese. Per questo, il bilancio dell’UE deve riflettere innanzitutto uno spirito unitario europeo – non 27 agende nazionali frammentate e poi cucite insieme. Alla logica del bancomat, preferiamo quella del buon padre di famiglia. È il momento di una visione compiutamente europea nella programmazione economica dei prossimi anni, pur mantenendo e rafforzando il protagonismo di autorità locali e regionali. 

Sigfried Muresan

Ecco perché convinti che unificare i numerosi programmi di spesa esistenti in un QFP basato su piano nazionali centralizzati, potrebbe compromettere le nostre priorità condivise. Veniamo a qualche esempio. Noi popolari stiamo lavorando per mantenere l’impegno sulla semplificazione dei programmi di spesa UE. Ma non basta, in questo senso, la mera unificazione delle politiche di coesione, la Pac, o i fondi per la ricerca in un unico, indefinito, “fondo”. Al contrario, così si diluirebbero in un unico calderone le specificità di ogni settore. Non possiamo chiedere ad agricoltori o ai ricercatori di competere tra loro per le stesse risorse. Lo stesso non si può chiedere alla Regioni e agli attori delle politiche di coesione. Ciascuno di questi settori ha obiettivi, esigenze e priorità distinte. Sarebbe profondamente ingiusto se gli agricoltori perdessero soldi semplicemente perché il loro governo non ha attuato una riforma tecnica in altri ambiti. Gli investimenti di un settore devono dipendere esclusivamente dalle riforme effettuate in quel settore.

Quello che ci serve è, quindi, un bilancio dell’UE a prova di futuro: flessibile, efficiente e pronto ai momenti di crisi.

In quest’ottica, gli investimenti nella difesa saranno cruciali per il prossimo bilancio dell’UE. A patto, però, che vengano inseriti nella logica più ampia del rilancio della competitività dell’Europa. Un euro speso a livello UE per la difesa produrrà risultati ben superiori rispetto allo stesso euro speso a livello nazionale. Quindi auspichiamo appalti congiunti, capacità tecnico-industriali condivise e miglioramenti che siano anche infrastrutturali, il più durevoli possibile. Ne deriverebbero anche benefici occupazionali e maggiore produttività, fondamentali per resistere in un’economia globale sempre più spietata.

Tuttavia, fare di più con meno è impossibile. Poiché vogliamo di più su difesa e competitività, sarà inevitabile un aumento moderato e mirato del bilancio UE. Va dunque affrontato con intelligenza, senza pregiudizi, il tema dell’introduzione di nuove risorse proprie. Garantendo che ciò non si traduca in nuove tasse che gravino sui cittadini o danneggino le imprese. Siamo, invece, per responsabilità economiche sempre più condivise fra gli Stati membri, superando certi vincoli di bilancio ormai anacronistici. Non può essere esclusa a priori la creazione di un nuovo strumento di debito comune, che liberi risorse per rafforzare la capacità produttiva del continente. Lo propone anche il Rapporto Draghi. 

Infine, tema cruciale è la responsabilità. Ciò include un impegno fermo su trasparenza e rispetto dei valori democratici europei. L’accesso ai fondi deve essere condizionato al rispetto dello Stato di diritto. 

Il bilancio dell’UE non è una questione di soli numeri. Noi vogliamo mettere al centro la politica e le scelte politiche. Ciò che facciamo oggi determinerà l’Europa di domani. Il Gruppo PPE sarà in prima linea in questo impegno.